martedì, ottobre 24, 2006

Vita vagabonda

Cosa si vede dalla finestra di una camera d’albergo?
Un mondo diverso?! Non così tanto alla fine, quotidianità diversa da quella a cui siamo abituati solitamente, ma sempre quotidianità-macchine che scorrono sul viale e tentano di passare comunque al limite tra il giallo e il rosso; gente che con il passo sostenuto e valigetta in mano si avvia verso il proprio lavoro; nel parco di fronte cani che corrono e sollevano il letto di foglie secche e rosse che copriva i prato in una nuvola colorata e croccante; ragazzi che con aria svogliata tentano di ritardare l’ingresso in classe; vite che scorrono, momenti che si ripetono simili un po’ ovunque, magari qui in modo più ordinato e silenzioso, beh i tedeschi diventano più loquaci dopo il quarto boccale di bionda, ma comunque molto simili.

E poi entrare in aeroporto- una piccola città alle porte della città vera e propria- un mondo che vive e prosegue la sua propria vita in modo autonomo ininterrottamente 24h/24h per 7gg;
Luci sempre accese, voci che si confondono tra le varie lingue che si possono ascoltare, porte scorrevoli che continuano a d aprirsi e chiudersi accogliendo nuove persone e salutandone altre; lavoratori che vivono da pendolari in giro per il mondo e lavoratori che vedono gli altri partire o arrivare e fanno in modo che questo possa accadere.
Sguardi persi a fissare cartelli che possono sembrare incomprensibili; corse furiose per non restare a terra; gente in attesa,stanca da troppo che si accovaccia come può cercando un momento di riposo sulle panchine scomode e fredde, e risa per l’emozione della partenza per un luogo nuovo tutto da scoprire; abbracci strappalacrime per una distanza troppo lunga da sopportare e viceversa per un ricongiungimento di cui non si vedeva l’ora: anche questi sono tutti momenti di vita.
Quante situazioni si possono osservare in un aeroporto; i banchi del check-in poi secondo me sono uno dei punti strategici più interessanti: in giro per il mondo l’indole disordinata degli italiani non trova smentite.
La verità è una sola: non siamo in grado di fare una fila, che sia una anche solo con dieci persone.
Potrei elencare decine di esempi sempre tutti uguali, gli italiani non hanno i geni che permettono di fare una coda. Tutti sempre fuori posto, carrelli che si scontrano, piccoli urli per un piede schiacciato, liti per aggiudicarsi un mezzo cm in più sulla persona avanti a noi e qui poco importa da che parte dell’Italia si arrivi, certe scene sono purtroppo senza distinzione, anzi a volte intanto che ero in fila non per la economy, ma per la business, ho avuto modo di vedere come signore altolocate e molto distinte all’apparenza si rivelassero le più cafone e maleducate, o come diceva la mia insegnate di italiano del ginnasio: ineducate, sottolineando la differenza tra i due termini, il primo indicante una educazione impartita e poi dimenticata e il secondo invece la totale assenza di educazione.

Hugs,kisses&cookies
Gaia

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