martedì, aprile 03, 2007

La ricerca della felicità!


Gran bel film, davvero.
Credo sia uno dei più interessanti visti nell'arco dell'ultimo anno.. e la cosa buffa è che non l'ho visto in una mega sala ultra accessoriata, con poltrone da Pascià.. bensì in un cineforum mai sentito. (oltretutto ho scoperto che dista 2 secondi da casa mia).
E' il simbolo della volontà umana: se si vuole una cosa è giusto lottare per raggiungerla. E della sua forza: se si è determinati non si molla mai la presa e alla fine si vince. Bisogna crederci fino in fondo, aggrapparsi ad ogni piccola possibilità. Con ogni nostra forza.
E anche se sembra impossibile, e tutto ci gioca contro, non bisogna mai disperare.
Si può piangere, credere di non farcela più, ma si deve sempre reagire, trovare dentro di noi la forza per lottare.. e se non bastiamo a noi stessi, pensare che si sta lottando anche per la felicità di chi ci sta più a cuore.. questo ci darà forza a sufficienza.
Si può passare una notte in una caverna, al riparo dai grandi predatori del passato, ma poi la macchina del tempo ci riporta alla realtà.. e - quando meno ce lo si aspetta- tutti questi sforzi saranno compensati.

"Continuava a cadere per poi rialzarsi e lottava, lottava con sacrificio e dedizione". Sì, è questo il fulcro.

Commovente. La lacrimuzza, per essere sinceri, è scesa =)

..Però è stata raccolta.. la custodiscono mani a cui mi sento di dire "Merçì" =)

Annie

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Nella antica grecia, se le mie reminiscenze non mi tradiscono, e se la menzione fatta in "300" è corretta, gli opliti combattevano non per sè ma per il proprio compagno, che tenevano sul fianco. Il loro scudo infatti non andava a coprire il proprio corpo ma quello della persona che gli stava a fianco nella falange.
Splendida metafora militare che riprende quanto hai scritto riguardo il combattere, se non bastasse il pensiero del nostro bene, per il bene di chi ci sta a cuore. In questo caso si combatteva per un compagno di cui forse si ignorava addirittura a memoria. Forse imparando a pensare prima al bene di chi ci sta attorno e poi al nostro troveremmo sempre la forza per andare avanti.

Bienvenu

Anonimo ha detto...

Sarà. a me è sembrato un film orribile, fasullo e stereotipato, noioso e pieno zeppo di cliché.

E ancora più orribile mi è sembrato il ritratto di un paese dove per qualche multa non pagata si finisce in prigione e bastano 2 mesi di lavoro che va male per finire insieme a un bambino sulla strada, all'ospizio dei poveri quando va bene. Senza supporti, senza welfare, senza amici, senza famiglia e senza società. Soli e perdenti con il portafogli e la pancia vuota. Dalle stelle alle stalle, senza nessuna via di mezzo.

Peccato per uno che vince e ti fa versare la lacrimuccia con la sua commovente storiella del sogno americano ce ne sono diecimila che non ce la fanno. Quella che elimina ed emargina i deboli (soprattutto quando, in questo caso, parliamo di svantaggio economico e sociale) è una società di animali, non di persone.
Non ha senso fare un paragone con gli spartani, che combattevano per l'onore, per cameratismo, per la collettività. In questo film si combatte solo per il successo e per se stessi (il figlio non vale, è un'appendice di se stessi).

E poi dai, davvero si può pensare che la felicità sia starsene incravattati all'interno di una holding a fare soldi? Ma che razza di messaggio è?

°_°

annie&gaia ha detto...

1) magari sarebbe gradita una firma dopo l'intervento, grassie =)

2) ..a me non sembra proprio che il film trasmetta l'idea che la felicità sia stare"incravattati nella holding".. lui punta solo ad un lavoro che gli permetta di avere una qualche sicurezza in più rispetto alla precedente vendita porta a porta... e comunque non è vero che si combatte solo per se stessi... il figlio non è appendice, anzi... questa logica mi fa paura..
L'amore verso il figlio è la cosa più grande che esista.. altrochè..

Davide ha detto...

E te pareva se non arrivava il commento contro la società moderna..e soprattutto contro la società AMERICANA....

Anonimo ha detto...

Forse il "senza nome" dimentica che la storia è tratta da una vicenda vera, che a parte per alcune situazioni un pò più marcate per esigenza di scena, sono uguali a quanto successo al vero Chris Gardner... quindi tutto ciò può succedere benissimo, appunto perchè è successo.